Finalmente il terzo giorno Luciano si riesce a regolare con i tempi, rinunciando a giocare mentre kaga e a doparsi in bicchieri di cristallo, la compagnia riesce a mettersi in marcia alle 6:30 invece che le 6 . L'aria è fresca e seguiamo senza fatica le indicazioni per SS73 che l'albergatore del "Giardino" ci ha dato. Effettivamente ci sembrava un pò più affidabile del tossico.
Imbocchiamo la statale senza sbagliare e dopo un pò di saliscendi passiamo per Rosia, la strada era quella giusta. La strada comincia a salire moderatamente in mezzo al bosco, l'ombra ed il vento finalmente "non contro" alleviano le nostre sofferenze. Più avanti incrociamo il "Ponte della Pia".
Ripartiti dal ponte il cervello di Luciano da segni chiari di cedimento, iniziano a skoreggiargli i neuroni e comincia ad imprecare contro una fantomatica "vallata". "E' tutta colpa della vallata", questo lo ha ripetuto più volte. Da notare che eravamo tra i monti e di una vallata neanche l'ombra! Inoltre agiungerei "dislessia portami via".
Proseguiamo nel viaggio sopra le dolci crete senesi, dopo altri saliscendi passiamo davanti all'abbazia di San Galgano link. Purtoppo non ci siamo fermati, un pò per la voglia di macinare chilometri, un pò a causa della maschera di tedio, che indossavamo, la quale non ci ha fatto vedere il cartello. Comunque è molto bella, e vi si trova uno dei due unici esemplari esistenti di "spada nella roccia".
Pochi chilometri dopo cominciamo ad accusare un pò di fame, ci fermiamo in un paesotto, l'unico bar presente era chiuso per turno mmmm... ma per fortuna c'era una provvidenziale fontanella. Gentili signore ci dicono che il prossimo bar aperto lo troveremo a 16 km lungo la strada. Mangiata qualche barretta e tirato un pò di fiato, ci avviamo verso il bar, non prima di aver controllato la strada sul tom tom.
Più avanti la strada si addentra salendo per 8 km nel bosco, l'ombra ancora ci assiste ma il caldo comincia a farsi sentire. Si rendono necessari alcuni pezzi a piedi per Lax e Fede. Intanto il Kighi abbandona il gruppo e si dirige a tutta birra alla volta del bar, dove i due ritardatari lo ritroveranno ad ingozzarsi di paste.
Arrivati al bar verso le 10:30-11:00 avevamo già pedalato per 50 Km, più della metà dell'ultima tappa era alle spalle ed avevamo ancora parecchie ore davanti. Un pò di ottimismo comincia a trapelare dalle parole e dagli sguardi, forse ce la potevamo fare!
Ci rifocilliamo con "schiacce" alla prochetta, caffè ed ogni bene. Con una buona merenda in pancia possiamo anche continuare il viaggio.
Sempre seduti al bar controlliamo, sul tom tom, quello che ci attende più avanti: vediamo monti e tornanti, e ce lo aspettavamo.
L'idea (di Fede e Lax) dato il caldo e la stanchezza è di usare molto i piedi sulle salite. Intanto il Kighi parte in solitaria con l'intenzione di arrivare in un' ora e tre quarti. Noi invece pensiamo di mettercene 3-4, di ore.
Ci rimettiamo in marcia per l'ultima tappa e le salite non mancano, alcune a piedi, il caldo ti spezza.
Ma ecco la buona notizia, quando ci aspettavamo il peggio del peggio, ovvero i tornanti cattivi in salita, questi si rivelano in discesa! E così è stato fino a 15 km da Follonica! Ormai veramente il più era stato fatto!Affrontiamo la discesa con calma, godendo del paesaggio. A 15 km dall'arrivo i due ritardatari si trovano in pianura e, con vento leggermente a favore, si alternano alla guida del gruppo e con forze ritrovate arrivano a Follonica con media dei 30-35 km/h. Arrivo all'una! Posiamo le bici...
E' FATTA!
Il Kighi intanto aveva già trovato l'albergo (per coincidenza si chiamava il giardino come quello di Siena) e si era docciato. La camera era bella: 4 letti, climatizzata, 2 cessi, 2 tv! Ed io (Fede) che me la volevo fare in tenda...mavaffanculo!!
Una volta docciati andiamo a fare una passeggiata in stazione e scopriamo che per portare le bici bisogna fare 3 cambi di treno per 7 ore di viaggio = tedio fattoriale.
Allora cominciamo a girare per Follonica alla ricerca di negozi di biciclette per rimediare delle borse per il trasporto delle bici.
Non tutti sanno che si può trasportare la bici impacchettata come bagaglio a mano su ogni treno e senza spesa aggiuntiva. quindi la nostra scelta è caduta se questa opzione, convinti dal risparmio e dall'eventuale numero ridotto di cambi. Mentre eravamo in giro, rilassati, con il peggio alle spalle, il destino ci è ancora avverso, una cagata di piccione mi sfiora un braccio e finisce sul piede di Lax, non è maifinita cazzo!
Allora giriamo e giriamo per la città (caldo del cazzo), niente sacche nei negozi; Lax pensa ai sacchi neri della monnezza, ma anche quelli non riusciamo a trovarli. presi dallo sconforto intravvediamo una ferramenta, e lì ci procuriamo della tela cerata che fà al caso nostro.
Risultato: tre individui di dubbia provenienza, un russo, un cinese ed un rumeno con pacchi verdi arrotolati di scotch. I cambi di treno rimanevano comunque tre ma almeno abbiamo razgato un pò di tempo e di euri!
Risolto il problema bici andiamo al ristorante di pesce dove ordiniamo un antipasto misto ed un primo allo scoglio, per carità buonissimi, ma 50 g in più di pasta non gli costavano niente! KANI! Insomma con il dolce 26 €! Poteva andare peggio!
Rimaneva l'ultima dolce tappa, ad attenderci sulla riva il "Cardinal Mendoza" che con i suoi 45 gradi era fatica strozzarlo! Brindato all'impresa appena compiuta riempiamo il mignon di acqua e sabbia ! Lo porteremo a casa con noi come ricordo di questa grandiosa cazzata!
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